Proemi
I proemi ai canti del poema sono il punto dell'opera in cui l'autore può esprimersi in prima persona rivolgendosi direttamente all'uditorio.
Il primo proemio è anche proemio dell'intera opera e ne espone l'argomento insistendo sulla novità tematica.
Parafrasi
I,I 1-3
O signori e cavalieri che vi radunate per ascoltare cose piacevoli e nuove, fate attenzione, state in silenzio e ascoltate la storia che avvia il mio canto: udirete le gesta incredibili, le nobili imprese e le mirabili prove che affrontò il francese Orlando ai tempi dell'imperatore Carlo.
Non vi sembri però strano signori, sentir raccontare dell'innamoramento di Orlando, poiché chiunque nel mondo, anche i più orgogliosi, è completamente vinto e soggiogato da Amore: né un braccio forte, né un ardire animato, né uno scudo o un'armatura, né una spada affilata, né altra forza può opporre alcuna difesa che alla fine non sia vinta e catturata da Amore.
Questa storia, è nota a poche persone, perché Turpino stesso la mantenne segreta, credendo forse che la propria opera dispiacesse a quell'abile cavaliere, dal momento che egli, che prevalse su tutto, risultò perdente contro Amore: parlo di Orlando, abile cavaliere. Ho detto tutto, passiamo ai fatti.
I,II,1-3
Nel tempo piacevole nel quale la natura rende più luminosa la stella Venere, quando copre la terra di verde e orna gli alberi di bei fiori, giovani e fanciulle e ogni creatura manifestano la loro felicità con cuore gioioso; ma dopo che giunge l'inverno e il tempo scorre, la felicità se ne va e si abbandona il piacere.
Così nel tempo in cui la virtù fioriva nei signori e nei cavalieri antichi con noi c'erano allegrezza e cortesia; ma poi se ne andarono per strade straniere, cosicché per molto tempo smarrirono la strada né pensarono di tornare pi. Ora il vento malvagio e quell'inverno è concluso e torna il mondo ricco di virtù.
E io raccontando torno alla memoria dei tempi passati e vi racconterò la più bella storia, se mi ascolterete quieti e attenti, che sia mai stata raccontata nel mondo, e la più gloriosa: nella quale udirete imprese degne e dotate di valore e cortesia, dei cavalieri antichi, e le imprese guerresche che fece Orlando quando lo prese Amore.
I,XVII,1-3
La Bretagna fu un tempo piena di gloria per le imprese di guerra e per le vicende amorose (dove ancora oggi si sparge il suo nome, sicché porta onore a re Artù), quando i cavalieri valorosi di quelle parti, mostrarono in molte battaglie il loro valore, andando all'avventura con le loro dame, la cui fama dura fino al nostro tempo.
Re Carlo tenne in Francia una grande corte, ma non fu simile a quella di prima, benché fosse forte e robusta e avesse Ranaldo e il conte d'Anglante: perché fu insensibile al fascino dell'amore e si dedicò esclusivamente alla guerra santa, non fu di tale valore e stima come quella che ho raccontato prima;
però è Amore che dà la gloria e rende un uomo degno e onorato; Amore è quello che dona la vittoria e dona coraggio al cavaliere armato: ora vorrei continuare la storia che ho cominciato, di Orlando innamorato, tornando dove l'ho lasciato con Sacripante, come vi ho detto nel canto precedente.
Analisi
Nel primo proemio, che contestualizza tutta l'opera, Boiardo tende a sottolineare il carattere innovativo del tema da lui trattato, e del poema in generale: il paladino Orlando diventa, da personaggio dedito alle armi e fedele al suo signore, un uomo a tutto tondo il cui signore è Amore, dal quale nessuna spada può difenderlo. Un altro elemento innovativo è dato dai destinatari del poema: se nel medioevo i poemi cavallereschi erano recitati dai cantori nelle piazze, ora diventano materiale elitario, letto nelle coorti.
Il secondo proemio è caratterizzato da una similitudine: nella prima ottava, che funge da primo termine di paragone, il poeta descrive la gioia della primavera che viene progressivamente spenta dal gelo dell'inverno; nella seconda ottava, secondo termine di paragone, sono descritte le virtù cavalleresche dei tempi antichi che, rimaste sopite per molto tempo.
Nel terzo proemio Boiardo opera un parallelismo tra la corte carolingia, e la gloriosa e antica corte britannica, da lui considerata superiore; infatti,mentre Carlo Magno, si dedica solo alla guerra contro gli infedeli musulmani, la corte britannica era una perfetta commistione tra imprese militari e amorose(commistione ripresa da Ariosto nel celebre chiasmo del suo Orlando Furioso "le donne, i cavalier, l'arme, gli amori").
Protagonista indiscusso è quindi Amore, che nobilita gli uomini ed è l'unico mezzo per arrivare alla gloria e alla vittoria.
Possiamo notare varie figure retoriche: la personificazione di amore che ricorre in tutto il testo; l'allitterazione della consonante t al verso 3 " stati atenti e quieti ascoltate"; l'anafora di né nella seconda ottava, seguita dal'elencazione di armi e metodi di difesa, inefficaci, contro Amore "né forte bracio, né ardire animoso, né scudo o maglia, né brando afilato, né altra possanza"; la similitudine tra la primavera e il fiorire delle virtù cavalleresche nelle prime due ottave del secondo proemio.
Il primo proemio è anche proemio dell'intera opera e ne espone l'argomento insistendo sulla novità tematica.
Parafrasi
I,I 1-3
O signori e cavalieri che vi radunate per ascoltare cose piacevoli e nuove, fate attenzione, state in silenzio e ascoltate la storia che avvia il mio canto: udirete le gesta incredibili, le nobili imprese e le mirabili prove che affrontò il francese Orlando ai tempi dell'imperatore Carlo.
Non vi sembri però strano signori, sentir raccontare dell'innamoramento di Orlando, poiché chiunque nel mondo, anche i più orgogliosi, è completamente vinto e soggiogato da Amore: né un braccio forte, né un ardire animato, né uno scudo o un'armatura, né una spada affilata, né altra forza può opporre alcuna difesa che alla fine non sia vinta e catturata da Amore.
Questa storia, è nota a poche persone, perché Turpino stesso la mantenne segreta, credendo forse che la propria opera dispiacesse a quell'abile cavaliere, dal momento che egli, che prevalse su tutto, risultò perdente contro Amore: parlo di Orlando, abile cavaliere. Ho detto tutto, passiamo ai fatti.
I,II,1-3
Nel tempo piacevole nel quale la natura rende più luminosa la stella Venere, quando copre la terra di verde e orna gli alberi di bei fiori, giovani e fanciulle e ogni creatura manifestano la loro felicità con cuore gioioso; ma dopo che giunge l'inverno e il tempo scorre, la felicità se ne va e si abbandona il piacere.
Così nel tempo in cui la virtù fioriva nei signori e nei cavalieri antichi con noi c'erano allegrezza e cortesia; ma poi se ne andarono per strade straniere, cosicché per molto tempo smarrirono la strada né pensarono di tornare pi. Ora il vento malvagio e quell'inverno è concluso e torna il mondo ricco di virtù.
E io raccontando torno alla memoria dei tempi passati e vi racconterò la più bella storia, se mi ascolterete quieti e attenti, che sia mai stata raccontata nel mondo, e la più gloriosa: nella quale udirete imprese degne e dotate di valore e cortesia, dei cavalieri antichi, e le imprese guerresche che fece Orlando quando lo prese Amore.
I,XVII,1-3
La Bretagna fu un tempo piena di gloria per le imprese di guerra e per le vicende amorose (dove ancora oggi si sparge il suo nome, sicché porta onore a re Artù), quando i cavalieri valorosi di quelle parti, mostrarono in molte battaglie il loro valore, andando all'avventura con le loro dame, la cui fama dura fino al nostro tempo.
Re Carlo tenne in Francia una grande corte, ma non fu simile a quella di prima, benché fosse forte e robusta e avesse Ranaldo e il conte d'Anglante: perché fu insensibile al fascino dell'amore e si dedicò esclusivamente alla guerra santa, non fu di tale valore e stima come quella che ho raccontato prima;
però è Amore che dà la gloria e rende un uomo degno e onorato; Amore è quello che dona la vittoria e dona coraggio al cavaliere armato: ora vorrei continuare la storia che ho cominciato, di Orlando innamorato, tornando dove l'ho lasciato con Sacripante, come vi ho detto nel canto precedente.
Analisi
Nel primo proemio, che contestualizza tutta l'opera, Boiardo tende a sottolineare il carattere innovativo del tema da lui trattato, e del poema in generale: il paladino Orlando diventa, da personaggio dedito alle armi e fedele al suo signore, un uomo a tutto tondo il cui signore è Amore, dal quale nessuna spada può difenderlo. Un altro elemento innovativo è dato dai destinatari del poema: se nel medioevo i poemi cavallereschi erano recitati dai cantori nelle piazze, ora diventano materiale elitario, letto nelle coorti.
Il secondo proemio è caratterizzato da una similitudine: nella prima ottava, che funge da primo termine di paragone, il poeta descrive la gioia della primavera che viene progressivamente spenta dal gelo dell'inverno; nella seconda ottava, secondo termine di paragone, sono descritte le virtù cavalleresche dei tempi antichi che, rimaste sopite per molto tempo.
Nel terzo proemio Boiardo opera un parallelismo tra la corte carolingia, e la gloriosa e antica corte britannica, da lui considerata superiore; infatti,mentre Carlo Magno, si dedica solo alla guerra contro gli infedeli musulmani, la corte britannica era una perfetta commistione tra imprese militari e amorose(commistione ripresa da Ariosto nel celebre chiasmo del suo Orlando Furioso "le donne, i cavalier, l'arme, gli amori").
Protagonista indiscusso è quindi Amore, che nobilita gli uomini ed è l'unico mezzo per arrivare alla gloria e alla vittoria.
Possiamo notare varie figure retoriche: la personificazione di amore che ricorre in tutto il testo; l'allitterazione della consonante t al verso 3 " stati atenti e quieti ascoltate"; l'anafora di né nella seconda ottava, seguita dal'elencazione di armi e metodi di difesa, inefficaci, contro Amore "né forte bracio, né ardire animoso, né scudo o maglia, né brando afilato, né altra possanza"; la similitudine tra la primavera e il fiorire delle virtù cavalleresche nelle prime due ottave del secondo proemio.