L'apparizione di Angelica
Nel primo canto del poema si racconta dell'apparizione di Angelica e del fratello Argalia alla corte di Carlo Magno a Parigi, dove fervono i preparativi per il torneo di pentecoste. La bellezza della principessa fa innamorare all'istante tutti i cavalieri, tra cui Orlando.
Parafrasi
I,I, 19-23
Mentre costoro se ne stanno così a parlare suonarono gli strumenti musicali da ogni parte: l'imperatore fa mandare a ciascun barone grandissimi piatti d'oro pieni di finissime vivande e coppe smaltate finemente lavorate; chi elogia una cosa chi un'altra, mostrando di ricordarsi di esse.
Qui si stava con piacevole allegria, con tono basso e piacevoli discorsi. Re Carlo che si vede in posizione nobile e circondato da tanti re, duchi e cavalieri valorosi, come sabbia del mare davanti al vento. Ma stava per arrivare una novità che lo fece sbigottire insieme a tutti gli altri.
Poiché dal fondo della bella sala entrarono quattro giganti enormi e spaventosi, in mezzo ai quali c'era una fanciulla accompagnata da un solo cavaliere; ella sembrava la stella del mattino, giglio coltivato e rosa di giardino fiorito; insomma, a dir la verità, non si era mai vista tanta bellezza.
C'era in quella sala Galerana e Alda, la moglie di Orlando, Clarice e Hermelina tanto gentile, e moltissime altre che non sto a enumerare, ognuna bella e fonte inesauribile di virtù. Dico: ciascuna sembrava bella finché non era ancora giunta nella sala quel fiore che tolse alle altre donne ogni primato di bellezza.
Ogni barone e principe cristiano rivolge il viso da quella parte, e non ci fu alcun pagano che rimase seduto, ma ognuno di essi, pieno di stupore, si avvicinò alla fanciulla: la quale, con sguardo allegro e un sorriso che farebbe innamorare un cuore di pietra, incominciò così a parlare a bassa voce: [...]
I,I, 30-35
"Oh pazzo Orlando" disse in cuor suo "come ti lasci trascinare! Non vedi l'errore che ti svia e ti fa tanto peccare contro Dio? Dove mi porta la mia sorte! Mi vedo perso e non mi posso aiutare; io che non temevo nulla al mondo, vengo sconfitto senza armi da una fanciulla.
Io non posso allontanarmi dal cuore la dolce visione del viso sereno, perché senza di lei mi sento morire e sento lo spirito venir meno a poco a poco. Ora non mi servono né la forza né l'ardire contro Amore, che mi ha domato. Né mi aiuta la coscienza né il consiglio di altri, perché vedo il meglio e resto consapevolmente attaccato al peggio.
Ragionava così fra sé e sé Orlando, lamentandosi del nuovo amore. Ma il duca Namo, che è anziano e ha i capelli bianchi, aveva nel cuore un non minore, anzi tremava stupito e stanco, e aveva perso colore dal viso. Ma che dire di più? Ogni barone si accese per lei, anche il re Carlo.
Stavano tutti immobili e sbigottiti guardando quella con molto piacere; ma Feraguto, il coraggioso giovane, sembrava fuoco vivo nell'aspetto: e ben tre volte prese la decisione di toglierla ai giganti per dispetto; e tre volte trattenne quei brutti pensieri per non fare un torto all'imperatore.
Ora su un piede, ora sull'altro si sposta, si gratta il capo e non trova pace. Ranaldo, dopo che anche lui l'ebbe vista, divenne in viso rosso come un fuoco. E Malagigi, che ha compreso le sue arti magiche, diceva piano: " Contro di te farò un tale inganno, strega incantatrice, che ti pentirai di essere venuta qui!".
Il re Carlo rispose a quella fanciulla con un lungo discorso per potersi intrattenere a lungo con lei: la guarda parlando e guardandola parla, né le nega alcuna cosa, ma accogli con solennità ogni richiesta giurando di rispettare gli accordi con un atto scritto. Lei se ne va con i giganti e il fratello.
Analisi
La bellissima Angelica fa il suo ingresso nella corte carolingia scompigliandone l'equilibro; benché l'ambientazione sia medioevale, l'atmosfera è più simile alla corte rinascimentale in cui opera Boiardo: la corte Estense. "Alegrezza" "parlar basso" e "bei ragionamenti" descrivono un ambiente colto ed elegante, che si avvicina quindi più alla società del Quattro-Cinquecento che agli usi dell'epoca carolingia.
Le reazioni che la fanciulla suscita nei presenti sono per certi versi simili a quelle che agitano gli animi dei poeti stilnovisti, ma presentano anche alcune differenze. Boiardo descrive i cavalieri come "isbigotiti" e sconvolti dalla presenza della giovane, sono tormentati da una "pena al core" proprio come lo erano Cavalcanti, Dante e Guinizzelli, e ragionano tra sé e sé per controllarsi; primo fra tutti è Orlando, a cui il narratore dedica due ottave di monologo interiore "Vedome preso e non mi posso aitare". D'altro canto però Angelica, a dispetto del suo nome, è una donna concreta, terrena, ben lontana dalla Beatrice angelicata di Dante.
Nel passo analizzato non sono numerose le figure retoriche, ma possiamo segnalare una similitudine nell'ott. 20 tra la moltitudine di cavalieri al cospetto del re e " arena de il mar denanti ai venti". Nell'ottava successiva ritroviamo un topoi della lirica cortese, la fanciulla è infatti paragonata agli elementi naturali quali Venere "ella sembrava mattutina stella" e i fiori " ziglio d'orto e rosa di verzeri".
Parafrasi
I,I, 19-23
Mentre costoro se ne stanno così a parlare suonarono gli strumenti musicali da ogni parte: l'imperatore fa mandare a ciascun barone grandissimi piatti d'oro pieni di finissime vivande e coppe smaltate finemente lavorate; chi elogia una cosa chi un'altra, mostrando di ricordarsi di esse.
Qui si stava con piacevole allegria, con tono basso e piacevoli discorsi. Re Carlo che si vede in posizione nobile e circondato da tanti re, duchi e cavalieri valorosi, come sabbia del mare davanti al vento. Ma stava per arrivare una novità che lo fece sbigottire insieme a tutti gli altri.
Poiché dal fondo della bella sala entrarono quattro giganti enormi e spaventosi, in mezzo ai quali c'era una fanciulla accompagnata da un solo cavaliere; ella sembrava la stella del mattino, giglio coltivato e rosa di giardino fiorito; insomma, a dir la verità, non si era mai vista tanta bellezza.
C'era in quella sala Galerana e Alda, la moglie di Orlando, Clarice e Hermelina tanto gentile, e moltissime altre che non sto a enumerare, ognuna bella e fonte inesauribile di virtù. Dico: ciascuna sembrava bella finché non era ancora giunta nella sala quel fiore che tolse alle altre donne ogni primato di bellezza.
Ogni barone e principe cristiano rivolge il viso da quella parte, e non ci fu alcun pagano che rimase seduto, ma ognuno di essi, pieno di stupore, si avvicinò alla fanciulla: la quale, con sguardo allegro e un sorriso che farebbe innamorare un cuore di pietra, incominciò così a parlare a bassa voce: [...]
I,I, 30-35
"Oh pazzo Orlando" disse in cuor suo "come ti lasci trascinare! Non vedi l'errore che ti svia e ti fa tanto peccare contro Dio? Dove mi porta la mia sorte! Mi vedo perso e non mi posso aiutare; io che non temevo nulla al mondo, vengo sconfitto senza armi da una fanciulla.
Io non posso allontanarmi dal cuore la dolce visione del viso sereno, perché senza di lei mi sento morire e sento lo spirito venir meno a poco a poco. Ora non mi servono né la forza né l'ardire contro Amore, che mi ha domato. Né mi aiuta la coscienza né il consiglio di altri, perché vedo il meglio e resto consapevolmente attaccato al peggio.
Ragionava così fra sé e sé Orlando, lamentandosi del nuovo amore. Ma il duca Namo, che è anziano e ha i capelli bianchi, aveva nel cuore un non minore, anzi tremava stupito e stanco, e aveva perso colore dal viso. Ma che dire di più? Ogni barone si accese per lei, anche il re Carlo.
Stavano tutti immobili e sbigottiti guardando quella con molto piacere; ma Feraguto, il coraggioso giovane, sembrava fuoco vivo nell'aspetto: e ben tre volte prese la decisione di toglierla ai giganti per dispetto; e tre volte trattenne quei brutti pensieri per non fare un torto all'imperatore.
Ora su un piede, ora sull'altro si sposta, si gratta il capo e non trova pace. Ranaldo, dopo che anche lui l'ebbe vista, divenne in viso rosso come un fuoco. E Malagigi, che ha compreso le sue arti magiche, diceva piano: " Contro di te farò un tale inganno, strega incantatrice, che ti pentirai di essere venuta qui!".
Il re Carlo rispose a quella fanciulla con un lungo discorso per potersi intrattenere a lungo con lei: la guarda parlando e guardandola parla, né le nega alcuna cosa, ma accogli con solennità ogni richiesta giurando di rispettare gli accordi con un atto scritto. Lei se ne va con i giganti e il fratello.
Analisi
La bellissima Angelica fa il suo ingresso nella corte carolingia scompigliandone l'equilibro; benché l'ambientazione sia medioevale, l'atmosfera è più simile alla corte rinascimentale in cui opera Boiardo: la corte Estense. "Alegrezza" "parlar basso" e "bei ragionamenti" descrivono un ambiente colto ed elegante, che si avvicina quindi più alla società del Quattro-Cinquecento che agli usi dell'epoca carolingia.
Le reazioni che la fanciulla suscita nei presenti sono per certi versi simili a quelle che agitano gli animi dei poeti stilnovisti, ma presentano anche alcune differenze. Boiardo descrive i cavalieri come "isbigotiti" e sconvolti dalla presenza della giovane, sono tormentati da una "pena al core" proprio come lo erano Cavalcanti, Dante e Guinizzelli, e ragionano tra sé e sé per controllarsi; primo fra tutti è Orlando, a cui il narratore dedica due ottave di monologo interiore "Vedome preso e non mi posso aitare". D'altro canto però Angelica, a dispetto del suo nome, è una donna concreta, terrena, ben lontana dalla Beatrice angelicata di Dante.
Nel passo analizzato non sono numerose le figure retoriche, ma possiamo segnalare una similitudine nell'ott. 20 tra la moltitudine di cavalieri al cospetto del re e " arena de il mar denanti ai venti". Nell'ottava successiva ritroviamo un topoi della lirica cortese, la fanciulla è infatti paragonata agli elementi naturali quali Venere "ella sembrava mattutina stella" e i fiori " ziglio d'orto e rosa di verzeri".