Origini medievali e cultura di corte
Nel XV secolo nacque l’Epica cavalleresca, la quale ebbe conseguenze importanti sulla vita intellettuale; gli umanisti erano accolti nella varie corti d’Europa con il compito di educare i figli dei signori e di consigliare il sovrano.
Nel quattrocento, dopo l'esperienza di Boccaccio, nacque il poema cavalleresco italiano. Nel medioevo si era, infatti, formato un ricco patrimonio narrativo popolare, inizialmente trasmesso per via orale dai giullari e in seguito messo per iscritto. Tale produzione ebbe il suo centro in Francia per poi diffondersi in tutta Europa.
Il nucleo principale di queste storie ruota attorno a due cicli fondamentali: quello carolingio, costituito dalle canzoni di gesta e propriamente epico, e quello bretone, formato dai romanzi cavallereschi dal contenuto epico- avventuroso ed erotico.
Il primo narra le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini nella guerra santa contro i musulmani di Spagna. Il successo di questa letteratura è testimoniato da numerosi romanzi in prosa e in rima, che, come detto in precedenza, circolavano sia in forma orale per opera dei giullari sia in forma scritta; in quest’ultima venivano aggiunte nuove storie da integrare con le vicende già esposte.
Il secondo ,invece, si diffuse nel XII secolo ed è caratterizzato da un carattere più avventuroso dal momento che narra le imprese e i viaggi di singoli eroi, i quali vogliono mettere alla prova il proprio coraggio e la propria integrità morale e sentimentale. La maggior parte di queste narrazioni ha come protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda, ma non mancano altre storie di ambientazione bretone, per esempio quella di Tristano e Isotta, oppure ispirate alla tradizione classica: poteva allora capitare che Enea,Cesare e soprattutto Alessandro magno si trasformassero in cavalieri medievali, protagonisti di storie avventurose affini a quelle dei paladini della Tavola rotonda.
Boccaccio fu il primo in Italia ad analizzare questi corpus arricchendoli con riferimenti all'epica classica, infatti nel Decameron sono presenti richiami alla storie di re Artù. Il più grande merito viene dato a Boccaccio per la definizione di ottava come metro tipico della poesia narrativa italiana. Le ottave erano presenti in testi sia popolari sia colti. I primi, chiamati cantari, sono accompagnati da musica e la tradizione romanza è presentata in modo diretto, invece nei poemi questa viene filtrata attraverso la cultura classica di cui l’Umanesimo aveva riscoperto tutte le potenzialità. I cantari vennero inventati nel 1300 mentre i poemi nacquero nel 1400.
Nel quattrocento, dopo l'esperienza di Boccaccio, nacque il poema cavalleresco italiano. Nel medioevo si era, infatti, formato un ricco patrimonio narrativo popolare, inizialmente trasmesso per via orale dai giullari e in seguito messo per iscritto. Tale produzione ebbe il suo centro in Francia per poi diffondersi in tutta Europa.
Il nucleo principale di queste storie ruota attorno a due cicli fondamentali: quello carolingio, costituito dalle canzoni di gesta e propriamente epico, e quello bretone, formato dai romanzi cavallereschi dal contenuto epico- avventuroso ed erotico.
Il primo narra le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini nella guerra santa contro i musulmani di Spagna. Il successo di questa letteratura è testimoniato da numerosi romanzi in prosa e in rima, che, come detto in precedenza, circolavano sia in forma orale per opera dei giullari sia in forma scritta; in quest’ultima venivano aggiunte nuove storie da integrare con le vicende già esposte.
Il secondo ,invece, si diffuse nel XII secolo ed è caratterizzato da un carattere più avventuroso dal momento che narra le imprese e i viaggi di singoli eroi, i quali vogliono mettere alla prova il proprio coraggio e la propria integrità morale e sentimentale. La maggior parte di queste narrazioni ha come protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda, ma non mancano altre storie di ambientazione bretone, per esempio quella di Tristano e Isotta, oppure ispirate alla tradizione classica: poteva allora capitare che Enea,Cesare e soprattutto Alessandro magno si trasformassero in cavalieri medievali, protagonisti di storie avventurose affini a quelle dei paladini della Tavola rotonda.
Boccaccio fu il primo in Italia ad analizzare questi corpus arricchendoli con riferimenti all'epica classica, infatti nel Decameron sono presenti richiami alla storie di re Artù. Il più grande merito viene dato a Boccaccio per la definizione di ottava come metro tipico della poesia narrativa italiana. Le ottave erano presenti in testi sia popolari sia colti. I primi, chiamati cantari, sono accompagnati da musica e la tradizione romanza è presentata in modo diretto, invece nei poemi questa viene filtrata attraverso la cultura classica di cui l’Umanesimo aveva riscoperto tutte le potenzialità. I cantari vennero inventati nel 1300 mentre i poemi nacquero nel 1400.